HERIWARD: UN APPROCCIO OLISTICO E SISTEMICO ALLA TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI30/10/2017
di Giuseppe Di Santo ed Eugenio Zimeo
INTRODUZIONE L’Italia possiede il più grande patrimonio culturale ed artistico al mondo. La vastità e complessità di tale patrimonio richiede un’attenta e continua valutazione dei processi di degrado cui è soggetto al fine di evitare l’insorgere di danni significativi, spesso scoperti quando è ormai troppo tardi per porvi rimedio. Il crollo della Casa dei Gladiatori a Pompei di qualche anno fa è un esempio di problema non risolto in anticipo che ha avuto un forte impatto mediatico, anche all’estero, suscitando forti polemiche a tutti i livelli istituzionali. La critica più ricorrente, e non solo in relazione al caso specifico, è legata al fatto che ad oggi la cura del nostro patrimonio è affidata quasi sempre ad interventi per lo più episodici e spesso realizzati in regime di emergenza, con conseguenti investimenti più onerosi rispetto a quelli necessari per l’attivazione di un’adeguata azione di tutela. di Federico Marazzi
Quanto in Italia l’archeologia medievale abbia patito per affermarsi come disciplina autonoma e accademicamente riconosciuta, è storia nota. Per molti motivi, nel nostro Paese lo studio del Medioevo archeologico non ha storicamente riscosso lo stesso interesse e lo stesso supporto tributato all’archeologia dell’età classica. Sicuramente, in tal senso ha giocato il fatto che l’Italia è stata la patria del Rinascimento, e cioè dell’idea che il tratto temporale trascorso fra la crisi e la fine dell’Impero Romano e il momento in cui il Rinascimento stesso fiorì, avrebbe costituito una media aetas, cioè un’età di mezzo in cui la civiltà aveva conosciuto un lungo periodo di declino, perdendo le capacità – ma anche le sensibilità – necessarie a riprodurre il bello nelle arti e nella letteratura. Questa fase comprendeva – grosso modo - l’intervallo fra il momento in cui si era conclusa la fase di apogeo dell’Impero Romano (la fine del II secolo d.C.) e il XV secolo, e cioè quel lungo periodo che oggi gli storici denominano Tarda Antichità e Alto Medioevo. di Lucrezia Delli Veneri
In un momento storico in cui i beni culturali sembrano essere appannaggio esclusivo di esperti di diritto, economia, marketing, l’attenzione rigorosamente e storicamente strutturata di Andrea Ragusa, storico dell’età contemporanea, al patrimonio culturale ed ambientale italiano, solleva un problema di cui mi sento di condividere l’assoluta gravità: la presenza cioè di un largo stuolo di umanisti (storici dell’arte, dell’economia, del sociale, ma anche archeologi, musicologi, ecc) rimasti tagliati fuori o – peggio – totalmente disinteressatisi a un contesto che, invece, dovrebbe loro forse appartenere di diritto. Quarant’anni fa, nel 1957, Luciano Bianciardi pubblicava Il lavoro culturale, per i tipi dell’Universale Economica Feltrinelli.
Bianciardi era ben noto al pubblico dell’intellighenzia militante di quegli anni, per la sua intensa attività culturale, svolta nell’ottica di un impegno civile e politico già profuso in altri suoi libri. Ne Il Lavoro culturale l’Autore affidava uno dei primi resoconti critici della generazione del dopoguerra a due personaggi, opposti quanto complementari: Luciano Bianchi, calciatore mancato e antifascista, ed il fratello Marcello, intellettuale militante di provincia. di Gaetano Cantone 1. LE MUTAZIONI IN ATTO E L'ALVEO DELL'ARTE CONTEMPORANEA – 2. GLI ANNI SESSANTA, SETTANTA ED OTTANTA: FORMAZIONE, PROVE E DISTANZE – 3. L’OFFICINA OPEROSA E PENSOSA DI MASSIMO RAO – 4. L’ERRANZA INTERROGATIVA: LA POSIZIONE DI RAO – 5. TIPOLOGIE DELLA RAPPRESENTAZIONE: PAESAGGI, VENTI, POSTURE E MANI, VOLTI, DRAPPEGGI, COPRICAPI – 6. INFINE, LA LUNA. 1. Le mutazioni in atto e l’alveo dell’arte contemporanea Nell’interazione tra Beni Culturali e nuova economia bisogna tenere desta l’attenzione sull’irrinunciabile necessità di concreare cultura tra territori diversi per quantità e qualità; diversità di un ambiente, come quello italiano, individuabili nelle afferenti tipologie architettoniche, nell’articolata presenza di opere d’arte, nella composita offerta di produzione agricola, industriale ed artigianale. Una tale ricca diversità va valorizzata mettendo in campo ed in gioco le proprie eccellenze documentate e disponendo di rigorosi percorsi identitari, ben sapendo che ogni attività in questo ambito potrà sottrarci all’imperiosa Babele programmata in cui siamo coinvolti ed anche, cinicamente, posti all’impotenza dinanzi ai modelli culturali omologanti dominanti e vivificanti l’insorgente demotivazione antropologica. Nell’evocata congerie babelica odierna, di nuovo il mito della tecnica insegue il proprio atavico desiderio d’onnipotenza; di nuovo, in quella che Jeremy Rifkin[ii] definisce terza rivoluzione industriale dopo la “sbornia globale di consumismo”, il lascito filosofico dell’epoca che precede non soddisfa la concettualizzazione della generazione che segue, perchè altre trasformazioni incombono in gran parte determinate dalla fluenza perniciosa della tecnica e delle tecnologie; di nuovo, le conflittualità permangono nell’intervallo che intercorre tra uno stereotipato ed attempato Ulisse ed il suo erede Telemaco, peregrinante sulle orme del padre ma vacillante in un inesausto cammino di ricerca. di Verdiana Perrotta
Tomaso Montanari, storico dell’arte e docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università Federico II di Napoli, è da sempre impegnato nella riappropriazione del sapere critico della storia dell’arte, irretita ormai da diversi anni nell’industria dell’intrattenimento culturale e vittima e strumento dei media e della politica. In sole 150 pagine affronta uno dei dibattiti contemporanei più accesi sul bene comune, rispondendo alle domande più frequenti e preoccupandosi, ancor prima d’intervenire con il proprio personale parere, d’informare il pubblico sul perché della sua presa di posizione. di Francesco Luciano
INTRODUZIONE Il presente lavoro ha come oggetto una breve analisi della candidatura del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) e la sua iscrizione nella World Heritage List (da ora in poi WHL) dell'UNESCO[i]. Nel 1972 è stata approvata la Convenzione sulla protezione del Patrimonio Culturale e Naturale mondiale, entrata in vigore nel 1975. A più di quarant'anni dalla sua approvazione, il testo in questione rappresenta ancora oggi uno dei dispositivi internazionali di tutela e valorizzazione maggiormente consolidati, anche per l'importante contributo fornito da organizzazioni quali l'ICOMOS, l'IUCN e l'ICCROM. Il sito seriale[ii] Italia Langobardorum (nome dell’associazione che “gestisce” le attività di rete del sito) rappresenta nel panorama italiano un unicum nel suo genere; le tante componenti che ne fanno parte, dai vari Comuni, alle Regioni, dalle Province alle varie associazioni quali il FAI o la Fondazione CAB, hanno collaborato in maniera continua per raggiungere il prestigioso riconoscimento nel giugno del 2011. di Leonardo Cantone
Will Eisner definisce il fumetto come “arte sequenziale” e Scott McCloud approfondisce tale definizione parlando di «immagini e altre figure giustapposte in una deliberata sequenza, con lo scopo di comunicare informazioni e/o produrre una reazione estetica nel lettore». Leslie Fiedler (1955) parla di “arte per post-letterati” inserendo in tale definizione la narrazione a fumetti. Questa peculiare modalità narrativa si configura come forma espressiva mista, poiché fonde testo scritto e immagine all’interno di un’unica forma di mediazione. Tale caratteristica segna uno dei punti forti del fumetto, nascendo come forma ibrida facilmente accessibile dalla cultura piccolo borghese. di Alessia Ricci
INTRODUZIONE Tra i luoghi deputati alla conservazione della memoria eccellono gli Archivi di Stato che conservano gli archivi degli Stati italiani preunitari, gli archivi degli organi centrali e periferici italiani, gli archivi notarili e tutti gli altri archivi e singoli documenti che lo Stato abbia in proprietà o in deposito per disposizione di legge o per altro titolo. Per provare a dare una misura, per difetto, possiamo affermare che si tratta di un complesso di circa un milione di pergamene sciolte e di circa otto milioni di unità archivistiche, tra buste, filze, mazzi, fasci, volumi e registri. Il Portale Antenati - promosso e curato dalla Direzione Generale per gli Archivi - è nato dall’esigenza di rendere disponibile l’enorme patrimonio documentario esistente negli Archivi di Stato per condurre ricerche anagrafiche e genealogiche, finalizzate alla ricostruzione della storia di famiglie e di persone, ma anche alla storia sociale in senso lato. Attraverso il Portale è infatti possibile sfogliare a video milioni e milioni di immagini di registri di anagrafe e di stato civile, trovare nomi di persona presenti negli atti, ottenere informazioni sulle fonti. Sono attualmente presenti sul portale 53.262.936 immagini provenienti da 47 Archivi di Stato (dato aggiornato al Gennaio 2017). di Esther Basile Un Palazzo Storico di Napoli, Palazzo Serra di Cassano, in Via Monte di Dio 14, ha reso possibile l’Utopia di un grande studioso e di un grande umanista, uomo eccellente, quale è stato l'avvocato Gerardo Marotta. Durante il Convegno svoltosi a Napoli in occasione del Bicentenario della Rivoluzione Napoletana del 1799, l’Avv. Marotta definì se stesso “L’ultimo giacobino”. L’ampiezza di ciò che hanno rappresentato le opere svolte presso L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli attraverso Seminari, Convegni e Pubblicazioni la cui sola enumerazione occupa volumi di grande spessore e di riconosciuta valenza - dagli studi storici a quelli filosofici e filologici, da quelli della fisica alla matematica, dalle scienze politiche alle scienze sociali - rendono giustizia di un grande insegnamento avvenuto attraverso la presenza di 27 mila studiosi di tutto il mondo ed un patrimonio librario di circa 350 mila volumi, tradotti in tutte le lingue, considerato Patrimonio dell’umanità. |
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